THE SQUARE
Parte 1
di FABIO VOLINO

 

Arizona.

“Noi ci siamo già incontrati, agente Pratt” afferma Hector Ayala.
“Lei dice?” ribatte lui.
“Sì e lo sa benissimo. In un tempo in cui entrambi eravamo due persone profondamente diverse. Avvenne durante una sparatoria in un porto di New York”.
“Ha ragione: eravamo a quell’epoca due persone profondamente diverse. Forse non è lei quello cambiato in meglio. Forse siamo stati fatti cambiare. Scelta: crede sia davvero una possibilità, signor Ayala? E’ solo un banale concetto che gli umani prendono a giustificazione dei loro fallimenti. Ma ora…”.
Pratt scatta in avanti e solo all’ultimo Hector se ne avvede: prova ad evitare il colpo, ma viene comunque colpito di striscio ad una spalla. Il dolore è lancinante. Scivolando all’indietro perde l’equilibrio e cade a terra. Pratt gli è subito addosso, ma riesce a scansarsi in tempo. Hector decide allora di ricorrere al potere della gemma.
Diventa la Tigre Bianca e subito la battaglia volge in suo favore, ma Pratt sembra comunque non sentire i colpi e lo sorprende con un calcio allo stomaco. L’eroe comincia ad arretrare, fino ad arrivare vicino ad un piccolo precipizio: rocce taglienti lo attendono di sotto.
“Smettetela!”.
Non è un’accorata preghiera, ma un ordine perentorio. Fatto dall’ultima persona che Hector Ayala si aspettava di rivedere.
“Gideon Mace!”. Ci sono dei lividi e delle ecchimosi lungo tutto il suo corpo, ma il suo aspetto è comunque temibile.
“Tu!”. Non si rivolge all’eroe, ma a Pratt. “Pensavi di avermi ucciso, vero? Beh, hai sbagliato mira”.
E senza aggiungere altro si lancia contro l’agente. Un primo colpo con la mazza ferrata centra il suo stomaco, poi Pratt afferra Mace e, tenendolo fermo, si lancia senza preavviso nel vuoto.
“No!” urla Hector. Non riesce a vedere il fondo, ma non possono essere sopravvissuti alla caduta. Perché l’ha fatto? “Scelta: crede sia davvero una possibilità, signor Ayala?”.
L’eroe scuote la testa e decide di allontanarsi.

New York, ufficio di Eli Wirtham.

Altre indagini hanno portato il chirurgo alla scoperta che il corpo del piccolo Rick Mason non è stato portato in nessun obitorio della città. Proprio nessuno. Assurdo. Ha scoperto dove abitava la sua famiglia ed ha trovato una casa piena di polvere e ragnatele, come se nessuno ci abitasse più da tempo.
Sono stato incastrato, diceva quel tizio. Non poteva crederci a quell’epoca, ora è di tutt’altro avviso. Nessuno crede ad un presunto colpevole quando la pistola è ancora fumante.
“D’accordo, ammettiamo che qualcuno abbia voluto incastrare Ayala” pensa Cardiac “Per quale motivo? Quale interesse può rivestire una persona come lui? E a questi suoi sfruttatori interessa più Hector Ayala… o la Tigre Bianca?”.
Se trovasse un buon indizio potrebbe mettersi alla ricerca della famiglia Mason, ammesso che sia ancora viva: loro potrebbero fornirgli delle risposte. Ma dove cercare?

Arizona.

Ad un tratto è come se la civiltà spuntasse dal nulla. Prima c’erano solo strade deserte e dissestate poi, superata una piccola collina, Hector Ayala vede davanti a sé un centro abitato e pieno di vita. Qui ci sono fermate di autobus che portano anche in altri stati: l’uomo acquista un biglietto per il West Virginia, sale sul mezzo e si addormenta.
Dorme per tutta la durata del viaggio, scaricando la tensione accumulata, ed alla fine viene svegliato dal conducente. Si stropiccia gli occhi, riprende il suo bagaglio e scende dall’autobus. Sta per scendere la notte, deve trovare un rifugio. Dall’altro lato della strada c’è un motel e lui vi si reca: non sembra esattamente l’apoteosi del lusso, ma per lui va più che bene.
Hector entra nella piccola hall, dove un sonnacchioso portiere si riprende dalla sua catalessi. Si fa pagare in anticipo, poi porge il registro. Ayala mette la firma del suo nome fittizio scritto sui suoi documenti falsi, infine gli viene data la chiave. Stanza 12. Saluta il portiere e torna all’esterno, dirigendosi verso la sua camera. Solo in quel momento si accorge che, per come sono disposte le camere, questo edificio gli ricorda il Bates Motel di quel film che da piccolo non lo fece dormire. E comunque i servizi igienici di questo posto lasciano alquanto a desiderare.
Hector si adagia sul letto ed osserva il soffitto per alcuni minuti, non pensando a nulla. Poi nota qualcosa: ci sono un videoregistratore ed alcune cassette sotto il televisore. Dunque non è così arretrato questo posto. Dopo la lunga dormita in autobus, Hector non ha più sonno: si avvicina dunque al televisore e prende una cassetta a caso. Non ha etichetta e così tutte le altre.
La cosa gli darebbe forse da pensare se in questo momento non avesse la mente sgombra. Lui tuttavia vuole solo allontanarsi dalla tragica realtà, anche solo per pochi minuti. Infila la cassetta nel videoregistratore e dopo qualche istante il filmato parte.
All’inizio c’è un sibilo, poco intenso ma comunque fastidioso, che dura per alcuni secondi. Poi al centro dello schermo compare un quadrato luminoso, al centro del quale c’è una profonda oscurità. Ed il sonoro scompare. Viene sostituito dalle riprese in bianco e nero di paesaggi incantevoli, che paiono usciti da un sogno: in lontananza si vede un’abitazione simile ad un faro. Una breve immagine di un gatto nero, che fissa lo schermo con occhi penetranti. Una donna col capo chino, i capelli le coprono il volto. Pale di un mulino a vento che girano. Ritorna la donna, si porta le mani verso i capelli. Una culla vuota. Un istituto, si legge la parte iniziale di un’insegna: LOM. Un flash velocissimo, non si capisce che immagine c’è stata. Ancora la donna, si sta per scostare i capelli. Un cartello segnaletico: BEEDLE. Il gatto nero ora è furioso. Sangue che scorre sui muri. Libri sulla psicologia. Nuovamente la donna, i capelli rivelano finalmente il suo volto: c’è il vuoto dentro. Ed infine il sonoro torna sotto forma di un terribile urlo. Ancora il quadrato luminoso, poi più nulla.
“Ma che diavolo…” inizia Hector Ayala.
In quel momento il telefono interno della stanza suona. E’ uno di quei vecchi modelli, con un trillo quasi assordante e che, se imprevisto, fa balzare per la paura. La stessa cosa accade all’uomo, che va poi a rispondere. “Pronto?”.
“Tra quattro giorni morirai” dice una voce spettrale all’altro capo del filo. La comunicazione si interrompe.
“Che scherzi del cavolo” pensa Hector “Vado a lamentarmi col proprietario”.
Ma come arriva ha una brutta sorpresa: il gestore del motel è morto, sgozzato da parte a parte. Su un muro, col sangue, è stato scritto:”Tra quattro giorni”. Hector rimane immobile di fronte a questa scena, fino a quando il telefono del bancone si mette a suonare. Inizialmente esitante, l’uomo va a rispondere.
“P… Pronto?”.
“Tra quattro giorni morirai”. E’ la stessa voce di prima.
“Chi cazzo sei? Smith, Pratt? Perché mi fate questo?”. Ma la comunicazione si è già interrotta.
Hector rimane a fissare il ricevitore per alcuni secondi, poi torna precipitosamente nella sua camera per recuperare le sue cose. All’improvviso il suo sguardo si ferma sulla cassetta misteriosa: un impulso lo spinge a raccoglierla. Infine si tuffa nella notte: per lui non può esserci pace.

New York.

Anche Peggy Sue Lewis ha compiuto le stesse indagini fatte da Cardiac, indagini che hanno rafforzato la sua convinzione riguardo l’innocenza di Hector Ayala. Si è assunta la sua difesa e si preparava ad un caso difficile eppure ha infine capito che, nonostante sia stata tessuta attorno a lui una tela di inganni, essa può essere facilmente disfatta. Forse quelli che volevano incastrarlo desideravano soltanto che lui abbandonasse questa città.
Se così è bisogna dunque trovarlo, eppure è più irreperibile che mai. “Dove sei, Hector?” si interroga l’avvocato.

West Virginia.

“D’accordo, per prima cosa non facciamoci prendere dal panico” pensa la Tigre Bianca “Devo considerare reale la minaccia che mi è stata fatta? Il tono con cui è stata pronunciata non era certo quello di uno scherzo e c’è il cadavere di quel gestore del motel a confermarlo. Ok, qualcuno vuole uccidermi: nulla di nuovo. Chi può essere? Ancora uno di quei tizi della setta cui appartengono Pratt e Smith? O qualcun altro? Forse… forse la soluzione è in questa cassetta. Però… però devo trovare un qualche aiuto”.
L’uomo nota ad un tratto un Internet Cafe e vi si fionda all’interno. Subito va alla ricerca di quella chat grazie alla quale alcuni giorni fa si era messo in collegamento con Mr. Blue. Dopo minuti di estenuante ricerca la trova.
“MR. BLUE? CI SEI, MR. BLUE?”.
Passano altri angoscianti minuti e non accade nulla. Hector sta per farsi cogliere dalla disperazione quando finalmente il suo interlocutore risponde. “AYALA, COSA DIAVOLO HAI IN MENTE DI FARE? RISCHI DI FARMI SCOPRIRE IN QUESTO MODO”.
“SCUSA, MA QUANDO C’È UNA MINACCIA DI MORTE SUL TUO CAPO NON BADI MOLTO ALLE FORMALITÀ”.
“MINACCIA DI MORTE?”.
“SIETE VOI, VERO?”.
“NO, NOI NON C’ENTRIAMO STAVOLTA. PARLAMI DI QUESTA MINACCIA”.
“ERO IN UN ALBERGO A RIPOSARMI QUANDO HO DECISO DI VEDERE UNA CASSETTA. SENZA ETICHETTA. C’ERANO IMMAGINI STRANE E, AL TERMINE, UNO MI HA CHIAMATO E MI HA DETTO CHE TRA QUATTRO GIORNI MORIRÒ”.
Ci vuole un po’ perché Mr. Blue risponda. “AYALA, IL MIO STUPORE È DETTATO DAL FATTO CHE SEI ENTRATO IN CONTATTO CON UNA VERA LEGGENDA METROPOLITANA”.
“QUALE LEGGENDA?”.
“QUELLA DELLA CASSETTA CHE SE LA VEDI MUORI, NE PARLANO ANCHE ALCUNI LIBRI. MA NON SI SONO MAI TROVATE PROVE FINO AD ORA. E ADESSO, CON IL FATTO CHE CI SONO SOLO I DVD, QUESTA NON È PIÙ NEMMENO UNA STORIA DELL’ORRORE DA RACCONTARE AI BAMBINI PER HALLOWEEN”.
“E COSA POSSO FARE PER EVITARE LA CONDANNA?”.
“NON NE HO IDEA”.
“COME SAREBBE A DIRE CHE NON NE HAI IDEA?”.
“COME FACCIO A PARLARTI DI UNA COSA CHE PRATICAMENTE NON CONOSCO? AYALA, L’UNICA COSA CHE POSSO DIRTI È CHE LA SOLUZIONE DEVE ESSERE IN QUELLA CASSETTA. MI HAI PARLATO DI STRANE IMMAGINI: INTERPRETALE E TROVA LA SPIEGAZIONE A QUESTO ENIGMA”.
“MR. BLUE, NON SO CHE FARMENE DELLE TUE PAROLE. LA TUA SETTA NON PUÒ FORSE…”.
Hector Ayala digita parecchie domande prima di arrendersi all’evidenza che Mr. Blue non è più collegato. China la testa sconsolato: un nuovo pericolo che pende sulla sua testa. Sinceramente, è stanco di essere sballottolato da un luogo all’altro per il sadico divertimento di persone che non ha ancora visto in faccia. Forse è stato troppo passivo rispetto a questi eventi: quando ha fatto capire chi era il più forte, come è accaduto con quel serial killer, hanno tremato di fronte a lui. Dunque c’è qualcuno che vuole ucciderlo? Chiunque sia scoprirà che Hector Ayala non è una facile preda.
L’uomo paga il tempo della sua connessione, poi chiede al gestore del locale se non abbia magari un videoregistratore da qualche parte.
“Sì, nel retro” risponde costui “Non lo uso da una vita, pensavo di buttarlo via”.
Hector riesce a farsi concedere il permesso di poterlo utilizzare. Il gestore gli raccomanda di far presto, perché lui deve occuparsi degli altri clienti. Meglio così, rimanere solo lo aiuta a pensare meglio. Prende una penna ed un block notes per tenersi degli appunti e si rivede la fatale cassetta.
Scrive quasi furiosamente:

QUADRATO LUMINOSO
FARO – MULINO A VENTO
GATTO NERO (SIGNIFICATO? SFORTUNA?)
DONNA SENZA VOLTO (CHI È?)
CULLA VUOTA
ISTITUTO (LOM SULL’INSEGNA)
BEEDLE
SANGUE
LIBRI DI PSICOLOGIA (FREUD, JUNG)

Ma non è tutto, c’è quell’immagine così veloce da non capire cosa sia a velocità normale. Hector riporta indietro il nastro al punto desiderato, poi rallenta per vedere ogni singolo fotogramma. Ed infine l’immagine gli appare chiara: è un coltello alzato, pronto a colpire qualcuno. Sotto si intravede la culla e ora non si capisce se è vuota o meno.
Hector ferma il nastro, senza che se ne sia accorto si sono formate gocce di sudore sulla sua fronte. Torna dunque nel locale principale e si rimette ad un computer. Digita BEEDLE ed in breve scopre che si tratta di una città situata sulla costa orientale della Florida, che si trova poco oltre il confine con la Georgia. Una città con una scarsissima popolazione, poco più di cinquecento persone. La sua prossima destinazione.

Da qualche parte.

“Veramente interessante questa deviazione sul tema” afferma Mr. Blue “Mi permetterà di valutare meglio le capacità di Hector Ayala”.
“Non ha paura che il killer invisibile possa ucciderlo?” chiede l’agente Smith.
“Questo rischio sussiste, ma la Tigre Bianca ci ha abituato a sorprenderci nel corso di questi ultimi giorni. Col mio finto stupore l’ho convinto ad indagare, mettendolo sulla giusta strada. Vediamo se risolve l’enigma nel tempo previsto”.
“Forse potrebbe verificarsi un altro intoppo per via di quell’avvocato, si sta spingendo troppo oltre e se riuscisse in qualche modo a contattare Hector Ayala…”.
“Sì, sono d’accordo: dobbiamo intervenire. Del resto ci bastano solo pochi giorni perché il nostro piano arrivi a compimento. Dovremo trovare una qualche mente debole da plagiare e sfruttare. Ne hai individuata una?”.
“Certamente, fa proprio al caso nostro”.
“Mi dispiace sempre uccidere delle persone” afferma Mr. Blue “Ma di fronte ai grandi capolavori dell’umanità qualche vittima è inevitabile”.
“Nel frattempo è scattata la mezzanotte” fa notare Smith.
“Ed è iniziato il primo giorno”.

PRIMO GIORNO

West Virginia.

Hector aspetta pazientemente l’alba, poi va in un bar per ripararsi dal freddo e bere un buon caffè caldo. Il sapore acerbo è per lui comunque come una sorta di benedizione. Ne prende dunque un altro, che assapora con egual gusto. Quando i primi esercizi commerciali cominciano la loro giornata lavorativa, Hector esce dal bar e si reca presso una agenzia di autonoleggio il cui indirizzo ha trovato sulle Pagine Gialle locali.
All’interno c’è una sola persona, con un’aria sonnacchiosa. Noleggiare un auto costerebbe troppo, limiterebbe le sue attuali finanze, ma c’è un’altra soluzione.
“Salve” esordisce Hector “Avete qualche auto da trasferire in Florida?”.
L’uomo si riprende dal suo stato catatonico e consulta i registri. “Sì, ne abbiamo effettivamente una per Sun City. E’ interessato?”.
Hector consulta la sua cartina e scopre che Sun City dista solo venti chilometri da Beedle. Perfetto. “Sì, mi impegno a portare l’auto presso la vostra agenzia locale”.
“Compili questo modulo, per favore”.
Negli Stati Uniti esistono delle agenzie che trasferiscono automobili da uno stato all’altro accettando anche l’aiuto di persone esterne. Hector compila il modulo coi dati falsi della sua nuova identità, dati che ha imparato a memoria.
“Mi serve un pegno di cento dollari che le sarà restituito una volta consegnata l’auto alla nostra agenzia locale” dice il proprietario. Hector lo accontenta. “Ed il nome di un garante”.
Questa Hector non se l’aspettava. “Un garante?”.
“Sì, non si tratta di fiducia o meno, ma di prassi. Come accade per i prestiti bancari. Un’automobile è un valore, un bene che va preservato”.
Hector pensa rapidamente e se ne esce con l’unico nome possibile. “D’accordo. Il mio garante è Peter Parker di New York”.
“Può darmi indirizzo e numero telefonico, per cortesia?”.
Grazie al cielo Hector li ricorda a memoria, soprattutto perché, per via del fatto che insegnavano nella stessa scuola, ultimamente hanno avuto molti contatti. Il proprietario effettua un piccolo controllo, poi annuisce. Il viaggio per il paese dove splende sempre il sole non dovrebbe essere troppo lungo, spera proprio che non chiamino Peter nel frattempo. E se mai lo dovessero chiamare… Hector si augura che non lo tradisca: per qualche ragione sente di potersi fidare di lui.
“Posso chiederle il motivo del suo viaggio?” chiede il proprietario.
“Certo. Ho avuto un periodo di aspettativa dal lavoro e lo sto passando visitando i luoghi che hanno caratterizzato la mia infanzia”.
“Già, la Florida. Quello stato è pieno di latinoamericani, avrà molti amici lì”.
“Più di quanti lei possa immaginare”.
Il proprietario consegna finalmente le chiavi a Hector e gli mostra la macchina. Una banale Mercedes. Chissà perché l’eroe si aspettava un mezzo di lusso. In ogni caso non può permettersi di fare lo schizzinoso ora. Saluta il proprietario dell’agenzia e poco dopo è in viaggio sulle strade deserte di una provinciale del West Virginia. A volte è veramente incredibile constatare gli spazi sconfinati, apparentemente immacolati, che sussistono tra uno stato e l’altro.
Inizialmente Hector procede a velocità sostenuta, poi improvvisamente rallenta. “Che idiota che sono. Se per caso mi ferma la polizia difficilmente potrei dare spiegazioni e non so se la mia patente falsa reggerebbe ad un attento controllo. Sarebbe proprio una amara ironia: fallire per via di un eccesso di velocità”.
Così, ampiamente nei limiti consentiti, Hector procede verso la sua destinazione. Beedle. La città dove incontrerà il suo destino finale, mentre un killer invisibile lo osserva.

FINE

PROSSIMAMENTE

Si avvicina il giorno fatale